All nature is meant to make us think of paradise
Thomas Merton (1915-1968)

Una piccola imbarcazione scivola senza sforzo sulla superficie di un mare azzurro; ogni tanto incrocia altre barche mentre la vela va verso una destinazione sconosciuta. In alto il cielo ha una cortina di nubi grigie e bianche: le vele triangolari delle barche sono soffuse di luce bianca e incurvate da una brezza invisibile, mentre il mare rimane liscio come l’olio e immutabile. Le Marine dipinte da Pasquale Celona non sono visioni del Paradiso ma metafore per l’anima che anela il Paradiso. Le vele senza nocchiero sono metafore delle singole anime che compiono il proprio viaggio personale. I quadri di Celona sono illuminati e unificati, da una luce solare così penetrante che la sua presenza é evidenziata soltanto dalle ombre che proietta. Questa luce é la Divinità eterna che racchiude tutto. Un vaso di fiori, una bottiglia blu, una tazza rossa, una ciotola d’ottone e un’arancia stanno in cima a una collina gialla in mezzo alle nuvole. Tutti questi oggetti sono familiari, ma non si capisce bene perché siano lì insieme. Raramente si toccano e si sovrappongono e ognuno getta un’ombra diversa.
Gli oggetti isolati dei suoi dipinti sono ancora delle metafore per i singoli individui e per il loro destino “Sembrano cose ovvie della nostra esperienza quotidiana: in realtà per me, sono simboli che uso per raffigurare la solitudine che é presente in ciascun essere umano, anche il più felice”. Anche se i vasi e le ciotole colorate di questi quadri non hanno un significato preciso, non sono mai semplicemente enigmatici come succede nella pittura metafisica. Vengono facilmente compresi come rappresentazioni emblematiche delle infinite varietà di forma e spirito che assume la condizione umana.
Il desiderio di Celona di esprimere la solitudine della nostra natura é un concetto assolutamente moderno. Negli anni ’50, gli Esistenzialisti di Parigi hanno portato innanzi questo tema fino agli estremi del nichilismo. Con una originalità straordinaria per un artista che ha lavorato nel mezzo secolo ancora indicato con la sgradevole definizione di “dopoguerra”, Celona tenta di dipingere immagini che esprimono la connessione tra la nostra natura individuale e l’assoluto universale – esempio ne siano Alba e Figura in sogno.
Molti artisti hanno reagito ai nostri tempi difficili con evocazioni di angoscia e confusione. Altri artisti non provano ad andare al di là del puramente decorativo. È chiaro che Pasquale Celona si é assegnato una missione molto diversa, quando scrive “l’arte è l’arma più efficace che il genere umano può usare contro l’infamia e la barbarie. Ogni volta che prevale l’arte, il caos perde terreno”. Questa fiducia nella potenza dell’arte ci offre una speranza di rinnovamento per il nuovo millennio. Le qualità “sacrali” delle Marine e delle Nature morte di Pasquale Celona sono state giustamente sottolineate da Paolo Levi, il quale osserva che i motivi dei dipinti di Celona “paiono sostanze eteree come le nuvole dal cielo”.
In effetti, la qualità di tipo orientale che caratterizza molte di queste tele deriva sicuramente dal loro intento di ispirare contemplazione e immobilità. Il mistico cristiano Thomas Merton ha scritto: “Per spiritualizzare la nostra vita e renderla gradita a Dio, dobbiamo diventare quieti”.
Questo pensiero, senz’altro condiviso da Celona, è raro ai giorni nostri nei quali si celebra sopra ogni altra cosa il “materiale”. Siamo abituati, quando si vede una Natura morta, a guardare attentamente la superficie per apprezzare in libertà e l’azione del pennello, e la spessa sostanza del pigmento. L’approccio di Pasquale Celona nei confronti della pittura corrisponde al suo intento filosofico: le sue tele sembrano tinte di luce colorata e non dipinte. I rapidi sguardi visionari che getta sull’assoluto evocano l’irrealtà scintillante di un ologramma ottenuto con il laser.